Gianfranco Fini e’ intervenuto in merito alla vicenda della casa di Montecarlo. In un video diffuso in rete il Presidente della Camera ha affermato che egli non ha niente di cui rimproverarsi nella condotta seguita in tutta la sua vita politica.
In merito alla vicenda che tanto ha appassionato il quotidiano di proprieta’ della famiglia del Presidente del Consiglio, non c’e’ niente di illecito e se dovesse rimproverarsi qualcosa, sottolinea, egli lo farebbe solo con riferimento a sue ingenuita’, non certamente a condotte che possano essere qualificate come criminali, facendo notare che in tutti gli anni di vita politica, mai nessun sospetto lo ha sfiorato.
Fini ha sottolinea la coincidenza tra il suo dissidio con il Premier e l’inizio della martellante campagna stampa de “Il Giornale” e i pericoli connessi a tutti i processi di delegittimazione di cariche istituzionali dello Stato.
Infine, il passaggio piu’ importante e’ quello per il quale se il cognato di Fini, Giancarlo Tulliani, dovesse risultare il vero proprietario della casa di Montecarlo, egli non esiterebbe a lasciare la sua carica di Persidente della Camera immediatamente, poiche’ non potrebbe rimanere al suo posto, nel momento in cui e’ il primo a rivendicare che chi fa politica debba avere alti requisiti di etica e rettitudine morale.
Ecco il video del videomessaggio di Gianfranco Fini:
LA CASETTA A MONTECARLO – sembra la cronaca scritta da un demente, ma il l’attempato burlone che si diverte a tenere i fili di questa storia demenziale (convinto di essere il più astuto e insospettabile di tutti), ha scoperto sin dal suo lontano esordio, di poter contare su una adeguata platea di complici, ruffiani, imbecilli e ingenui pronti a sostenerlo puntualmente in attesa di ricevere in cambio quello che non riceveranno mai. I fatti parlano chiaro! – mentre i terremotati dell’Aquila continuano a essere abbandonati e beffati sindaco compreso, mentre la disoccupazione dilaga e gli imprenditori più cinici e arroganti guazzano senza controlli di legge nella fame degli operai, scegliendo ovviamente chi si offre per di meno, creando una odiosa concorrenza fra poveri e portando il mondo del lavoro indietro di 150 anni, mentre la scuola pubblica ormai morta, taglia e licenzia con l’obiettivi preciso di creare nuovi serbatoi di miseria da sfruttare opportunamente in attività mirate, mentre Napoli continua a essere immersa nella spazzatura più di prima. Un parlamento “pletorico” – che Sua Altezza ha declassato a consiglio di amministrazione di un’azienda privata piena di inquisiti e ubbidienti subordinati – per una opportunità inquietante, fin troppo facile a intuirsi, vota con disinvoltura le sorti di un camorrista, sottraendo senza vergogna fondamentali elementi di indagine alla giustizia, come si trattasse di un avvenimento moralmente incensurabile, intanto, il solito cinico burlone, pur di scrollarsi la melma di cui gronda, con il tipico coraggio di chi non ha nulla da perdere, esprimere “dissenso” per un mini appartamento a Montecarlo forse oggetto di irregolarità amministrative – (che scandalo! cose mai viste nell’Italia che vanta un presidente del consiglio dall’immagine ineccepibile!) – un copione che si ripete puntualmente, storiella, anche questa, dedicata alla celebre ricchissima platea di imbecilli e subalterni più o meno compiacenti, da distrarre ad arte dalla vera tragedia nazionale. È chiaro però, che se Fini non si fosse ribellato a sua maestà come gli altri Fantozzi, non avremmo mai saputo di questa banale garçonniere per fanciullini viziati a Montecarlo. Nel caso specifico, ancora una volta, pochissimi replicano e/o riflettono sulla regia che ha architettato questo apparato scenico sostenuto sconsideratamente dai soliti utili idioti, il cui numero è facilmente rilevabile dai sondaggi – come può un indagato di cose gravissime e incomprensibilmente ricchissimo, mettere in moto un marchingegno potentissimo creato senza badare a spese, escogitare una storiella insignificante in confronto alle proprie malefatte di cui chiede immunità e impunità – tanto, non mancano, la carta stampata e scritta sotto dettatura da uno stuolo di amanuensi che molti che si atteggiano a giornalisti, (nei fatti, impiegatucci della carta stampata e della televisione che fanno impallidire lo stesso Fantozzi, piccoli scrivani pronti a sbranarsi fra loro pur di strappare un consenso alla “famiglia” che paga puntualmente, pietosi pennivendoli vittime di un macabro, lugubre fenomeno “culturale” che la memoria del giornalismo, non includerà mai nella sua nobile storia). Fortunatamente però, sulla trasparenza delle ricchezze del premier possiamo stare tranquilli, nessuno ci prende in giro, io ho capito tutto perché ho una cultura di spessore elevato, perché sin da piccolo ho iniziato a leggere topolino, dunque ho capito che il superfortunato premier, al mondo è secondo soltanto allo zio Paperone, anche Egli sicuramente ha scoperto il decino talismano porta-fortuna, pazienza, per questo, ha dovuto rinunziare alla splendida vocazione di cantante e animatore sulle navi.